Public Image Ltd, all'Estragon c'era un punk con una tovaglia addosso

Andare a un concerto e essere uno dei più giovani nella sala è un’esperienza ormai nuova, per quanto mi riguarda. Questo il pensiero che mi viene mentre faccio la fila per la prima volta a Bologna dei Public Image Ltd. di Johnny Rotten, con accanto l’assessore alla cultura Ronchi. Entrando faccio giusto in tempo a confermare questa prima impressione, assieme a un’altra considerazione che avevo maturato, in attesa di conferma: i Soviet Soviet, che aprono il live, fanno cagare. Pace, mica siamo lì per loro, no?


Siamo lì per questo personaggio che arriva da un gruppo, i Sex Pistols, che con un disco e tre canzoni ha fatto più della maggior parte delle band del pianeta, e che arriva sul palco vestito con una camicia fuori misura la cui bruttezza è secondo solo a quella del chitarrista, che sembra uno di quella specie di mormoni che in The Village perculavano tutti facendo credere di vivere in un villaggio dell’800 invece che nel XXI secolo (se non lo avevate visto, ora potete anche non farlo). In platea c’è ovviamente chi fa meglio, tra le creste azzurro Puffo e un tipo vestito tipo Pinhead di Hellraiser, che ovviamente mi fa un po’ paura. 


Johnny Rotten, oggi John Lydon, a incontrarlo per strada in un vicolo buoi scapperesti dall’altra parte, non c’è dubbio. È l’amico che ti imbarazza perché puntualmente arriva a fine festa strafatto e inizia a fare mosse strane e a dire cose sconvenienti. E però al contempo ti diverte, perché sono esattamente quel genere di stronzate senza senso che mi rendono felice. Cose tipo svolazzare con le braccia, aprire le fauci come in presa a raptus psicotici, perforarti con sguardi perversi che ti mettono quasi paura, e sembrano penetrarti dentro l’anima. Prendete il litio, dannazione.

Poi guardi a lato palco, e vedi questo:



tizio inquietante con capelli impomatati stile Yakuza con le mani dietro la schiena come un umarell davanti al cantiere. Forse è il badante di Lydon, non so. Fatto sta che per due ore di concerto sta lì a tenere il tempo coi piedi e a sudare come Galeazzi in un solarium, appoggiato a un muro. Non ne capisco il ruolo, ma l’effetto è che per tutto il concerto non riesco a pensare ad altro che a quello, e il mio maggiore interesse è scoprire se prima o poi farà qualcosa, una qualche stronzata alla Mengoni, per giustificare la sua presenza. Ma tutto ciò non accadrà mai, con mia grande delusione.


Ah, dimenticavo. I Pil dal vivo sono una bomba.

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