Astro nascente di quattro poveri stronzi

Ammetto che io per primo li avevo dati per morti e sepolti dopo la fine del tour un anno e mezzo fa. Non era difficile far suonare le trombe a funerale, oggi gruppi così si esauriscono nel tempo d’un tweet. Tanto efficaci sul momento, tanto veloci a finire in qualche archivio digitale abbandonato su una nuvola a Cupertino. Intervistandolo, Niccolò stesso mi disse a suo tempo che forse non ci sarebbe stato un secondo sorprendente album de I Cani. E proprio mentre i fan indiesfiga (che ormai da termine dispregiativo è diventato genere a sé) si sono trovati orfani pure de Lo Stato Sociale, su cui s’erano buttati a capofitto dopo la presunta fine de I Cani, eccoli riapparire. Tutto d’un colpo. Un messaggio criptico, ma neppure tanto, su Facebook; un volantinaggio al concerto milanese degli Editors; il giorno seguente un singolo su YouTube e poco dopo l’annuncio contemporaneo del nuovo disco e del tour. Che sappiano creare hype, nel bene e nel male, e giocarci, è fuori di dubbio.
“Non c’è niente di twee” è la canzone che precede “Glamour”.
Sì, pure il titolo sembra fatto apposta per attirare l’odio degli indie-snob, quel
“twee” è messo lì per scatenarli come un telo rosso davanti a un toro, o come Sgarbi
assieme a un essere umano qualsiasi in uno studio televisivo. Ascoltandolo la
prima volta, ho pensato che la bamba dei Pariolini doveva essere tagliata male,
e non avere fatto granché bene a Contessa. Al secondo ascolto sono passato al
“Ma sai che c’è, tutto sommato…”. Alla fine dei conti, il giudizio è:
interessante, sembra voler cercare di alzare un po’ il tiro e non replicare
banalmente il primo album, e il tentativo è apprezzabile e dà un senso di
aspettare il disco. Ok, l’abbiamo letto tutti Rolling Stone (ci si può legittimamente chiedere il perché), alla citazione dei New Order ci arrivi in un secondo
momento. Anche perché, diciamolo, poter ascoltare tutta la musica che vuoi su
Internet ha un sacco di pregi, ma difficilmente ti permette di cogliere i
particolari.
La cosa che voglio però sottoscrivere maggiormente di questo ritorno è la presa
di coscienza di Contessa quando si definisce “astro nascente di quattro poveri
stronzi”.
Ci vediamo all’Estragon. È una minaccia.
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