Oh mia bella Bolognina. A spasso per l'Art White Night

Dato che, per quanto mi riguarda, degli stracci appesi con degli schizzi di vernice sopra restano stracci appesi con degli schizzi di vernice sopra anche se provi a vendermeli per arte concettuale, è abbastanza normale che l’attrattiva principale della sala diventino ben presto il ping pong, i vodkalemon a due euro e mezzo e la barista che li serve. Certo, parla uno il cui entusiasmo per l’arrivo della Ragazza con l’orecchino di perla è pari a quello per lo scambio Guana-Della Rocca, per cui forse non faccio testo.
Poco prima avevamo tentato di intrufolarci alla festa di palazzo Gnudi, ma la nostra speranza di trovarci dentro “Eyes Wide Shut” dura poco. Quel che troviamo è solo un sacco di fila. Visti sfumare i tentativi di saltarla in pompa magna sventolando il tesserino (kasta!!1!), l’impresa viene ben presto abbandonata.
C’erano tutti, negli eventi di ArteFiera, e sui social non si posta altro. Politici, personaggi pubblici, intellettuali e intellettualoidi, poi naturalmente orde di giornalisti, che in queste cose ci sguazziamo. In realtà, tanti volti noti, ci si conosce tutti, come in un paese. Altro che Milano, Bologna mostra la sua provincialità. E anche se la gente la prende come un'offesa, questo è un gran complimento. Per me che provinciale sono, è l'unica più o meno grande città dove potrei sentirmi a casa. E dove porre fine a una settima densa come un anno intero per chi fa il mio mestiere (l’alluvione, la morte di Abbado, Diamanti in Cina anzi no, ArteFiera). Dove passare senza problemi in poche ore da una serata da radical chic a una da matricole. In fin dei conti, semplicemente Bologna ieri era bellissima.
Commenti
Posta un commento