Wishlist: la setlist dei sogni dei Pearl Jam a Trieste

Contando che c’è da lenire il dolore per non poter essere contemporaneamente sia a Trieste che a Roma, vediamo di prepararci al meglio al concerto dei Pearl Jam. Che come tutti sanno cambiano scaletta ogni sera, quindi non possiamo sapere cosa aspettarci, tranne che sarà una maratona da circa tre ore. Sperando in una setlist leggen… , ho deciso di buttare giù quella dei sogni, consapevole che non metà di queste canzoni non le sentirò.
(… daria)


1-    Go: basso, batteria martellante, partenza col piede sull’acceleratore. Io la inizierei così, sarebbe utile anche per guadagnare qualche metro verso il palco.

2-    Why Go: vedi sopra, visto che siamo ancora tutti belli carichi, rilassati e pieni di aspettative, fateci del male.

3-    Rearviewmirror: tutto solo per quell’intro e quegli ultimi 30 secondi. Però, una richiesta: non volendo andare a un concerto dei Sonic Youth, eviterei i 5-6 minuti di distorsioni che spesso ci buttate in mezzo. Grazie Eddie, so che m’ascolterai.

4-    Corduroy: “I would ever starve than eat your bread”, un modo di gran classe per mandare affanculo.

5-    Do the Evolution: fu una delle prime di cui m’innamorai, il mio spirito d’adolescente ribelle di sinistra non poteva che esaltarsi per quel video.

6-    Nothingman: così, finalmente, facciamo i primi lacrimoni della serata, no?

7-    Pendulum: dato che la tassa album-nuovo è, come l’hangover, una parte inevitabile della vita, allora scelgo questa.

8-    Light Years: sì, ho avuto sempre un debole per questo pezzo.

9-    Unthought Known: e sì, anche per questo. A 4 anni di distanza, ho deciso che è il momento migliore di “Backspacer”.

10- Given to Fly: il mito della caverna di Platone in rock, una bella storia da raccontare. E il modo giusto per uscire dalla fase delle ballad.

11- Lukin: ok, siamo usciti dalla fase delle ballad.

12- Animal: dai, “Vs” l’abbiamo consumato tutti.

13- Even Flow: unico punto fisso delle setlist dei Pearl Jam, e non ci dispiace.

14- Jeremy: quel basso, Dio santo, quel basso.

15- Not for You: a mio parere, uno dei testi migliori di Vedder.

16- Love Boat Captain: ho rispolverato qualche giorno fa “Riot Act”, e vorrei sentire questa più che “I am mine”.

17- Wishlist: e qui scendono le seconde lacrimucce della serata. ‘sta canzone mi fa impazzire.


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18- Betterman: esiste modo migliore per rientrare sul palco dopo il break? Io direi di no. Il singalong è servito.

19- Come Back: momento più alto di “Pearl Jam”, la “Black” dei 2000’s.

20- Off He Goes: “No Code” riservava perle inaspettate. Questa non l’ho mai sentita dal vivo, e mi pare sia giunto il momento.

21- Throw your arms around me: eh sì, dai.

22- Last Kiss: ripeto. Eh sì, dai.

23- Black: straziante e meravigliosa, la candela a presa lenta di “Black” continuerà a farmi piangere anche per i prossimi vent’anni. Tra tutte, l’unica che non può assolutamente mancare.

24- State of Love and Trust: ok, è il momento di riprenderci spingendo un po’ sull’acceleratore.

25- Porch: benissimo per chiudere la seconda parte di show, ma vale il discorso fatto per “Rearviewmirror”.

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26- Immortality: si rientra sul palco con un ultimo momento intimo prima della tirata finale, di solito funziona così, no?

27- Alive: può mancare? Non credo proprio. L’assolo finale è uno dei più vividi ricordi che percorrono la mia intera adolescenza.

28- Baba O’Riley: quanto ci piace, quanto ci piace.

29- Rockin’ in the Free World: un classico immancabile, per questa anche dopo tre ore troveremmo le forze.

30- Yellow Ledbetter: seriamente, che altro?

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