Don't try this at home
Mi hanno sottoposto un album che ha senz'altro un pregio, quello d’avermi fatto
sorgere una domanda: può essere “Paranoia Airlines” il disco più aberrante del
decennio? Non vorrei passare per il solito hater, ma con tutta la buona volontà
che puoi metterci Fedez rende impossibile parlarne in qualsiasi altra maniera.
“Non
l’ho fatto per vendere”, dice lui in sede di presentazione. Già di per sé
quando sento uscire dalla bocca di un qualsiasi musicista questa frase m’indispettisco
e m’aspetto quantomeno di sentire un disco di musica classica con archi suonati
con le costole di mummie etrusche e cori con campionamenti dei canti delle
balene; figurarsi un tentativo di piacere a tutti in una struggente richiesta d’attenzione
del tipo “non sostituitemi con un modello più recente”.
Far sembrare la penna di *inserire nome it-pop a piacere*
quella di Bob Dylan è effettivamente un’opera non da tutti. Già credo esista
una legge quantomeno morale che impedisca di usare per due canzoni nello stesso
album la parola “twerkare”, aggiungiamoci che in qualsiasi contesto che non sia
la pagina Instagram di un tredicenne la frase “Separati siamo stelle, insieme
siamo il Sole” dovrebbe essere una fonte di stigma fortissimo e isolamento
sociale.
Poi, quelle citazioni di marchi tipo le Vans sono pubblicità
occulta o un tentativo di apparire ggiovane alla mr. Burns? Commovente cercare
di rincorrere i 16enni con tutto ‘sto autotune, che è pur sempre meglio di
quando tenta di ricordare a noi vecchi che è uno di noi con citazioni improbabili.
Guarda, posso pure perdonarti il campionamento dei Pixies in un pezzo avvilente
dal titolo “Buongiornissimo”, ma non potrò mai perdonarti d’aver infangato la
memoria di Avril Lavigne. Il grevissimo feat con la Dark Polo Gang è la degna
chiusura, in cui a un certo punto se non erro viene usata una parola tipo “teletrasporno”.
Ahahhaha spettacolo!!!
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