Quando l'indie era rock: i dieci inni d'inizio millennio
Del
cosiddetto indie-rock è che ogni generazione ha avuto il suo, negli anni '80 lo
erano gli Smiths, nei '90 tipo i Pavement. Una definizione piuttosto fluida,
per quanto nessuno avrebbe pensato di definire scena indie neo-neomelodici e
cloni di Alberto Camerini e dei Modà. La nostra generazione provò a codificare
l'indie-rock come genere vero e proprio, più che come attitudine, e gli anni
2000 furono l'epoca d'oro di quel movimento che ci ha regalato un sacco di
gioia tra sudore, birrette, fallimenti. Una colonna sonora d'inizio millennio
che cercherò di riassumere con una classifica dei migliori dieci inni di
quell'epoca (attenzione: contenuti fortemente nostalgici)
10- The Wombats, "Let's dance to Joy Division"
One-hit-band se ce n'è una, ma che hit. Cosa poteva accomunare gli indie di ieri con quelli di oggi, se non i Joy Division? E come portarli nel nuovo millennio se non trasmettere a colori il loro oscuro male di vivere, rendendo il malessere qualcosa su cui ballarci su, con le birrette come palliativo alla prospettiva di un inevitabile futuro d'inferno? Praticamente la definizione stessa di questa generazione.
9- Bloc Party, "This modern love"
Sì, lo so che "Banquet" e "Helicopter" sono le due hit che abbiamo ballato tutti almeno una (migliaia) volta. Ma il modo in cui questa canzone sia indissolubilmente legata a quella straziante scena di finale diprima stagione di "How I met your mother" la rende un caposaldo.
8- Jet, "Are you gonna be my girl?"
Plagiare gli Stooges diventa peccato veniale quando tiri fuori uno di quelli che è tuttora uno dei dancefloor filler rock più intergenerazionalmente conosciuti. Improbabili sguardi lascivi mentre si scandisce "I said, are you gonna be my girl?", anyone?
7- Franz Ferdinand, "Take me out"
Martellante come un coro da stadio, ho sempre amato l'intro che poi cambia completamente ritmo all'ingresso del riff portante, anche se la maggior parte dei dj lo tagliava. Catalizzatore sociale come poche, a quindici anni di distanza sarebbe interessante capire quante storie d'amore sono nate grazie a quei 3 minuti, e quante di queste sono durate oltre a quei 3 minuti.
6- Mgmt,
"Kids"
Il synth più cool e riconoscibile del secolo, un video davvero disturbante: perché nessuno pensa ai bambini? No, davvero, chi ha offerto suo figlio volontario per questa cosa, qualcuno mi dica se il piccolo protagonisto è finito tipo Macaulay Culkin. Parlateci del clip di "Kids"!
Il synth più cool e riconoscibile del secolo, un video davvero disturbante: perché nessuno pensa ai bambini? No, davvero, chi ha offerto suo figlio volontario per questa cosa, qualcuno mi dica se il piccolo protagonisto è finito tipo Macaulay Culkin. Parlateci del clip di "Kids"!
5- Arcade Fire, "Rebellion"
Gli italiani l'associano più che altro a Lilli Gruber, ma era quel pezzo che generalmente s'ascoltava a fine serata, con le luci mezze accese mentre congedavi sconosciuti spergiurando che "dobbiamo assolutamente prenderci un caffè uno di questi giorni". Certo, come no. Resta il capolavoro.
4- The Arctic Monkeys, "A certain romance"
Sembra incredibilie, ma c'è stato un tempo in cui Alex Turner era un cockney brufoloso e non un hipster fighetto di Manahattan, e gli Arctic Monkeys facevano rock divertentendosi e divertendoci. Ovviamente il pezzo più rappresentativo di quella loro epoca è "When the sun goes down", ma credo che in "A certain romance" si componga la sintesi perfetta del british guitar rock anni 2000: i cambi di ritmo, la melodia, il cazzeggio, l'allegro disagio, gli amici.
3- The Libertines, "Time for heroes"
Pete, mi hai insegnato cosa significa "suonare male da Dio"; a parteggiare per quelli perdenti, sbagliati, sempre fuori contesto; a divertirsi anche quando tutto va a rotoli; a non indossare un capo d'abbigliamento orrendo come il cappellino da baseball; a non dimenticare quel che siamo stati. Sempre grazie, Pete(r). "We'll die in the class we were born, that's a class of our own".
2- The Strokes, "Someday"
Nel disco che inventò l'indie rock anni 2000 c'erano dieci hit più la canzone perfetta. Ogni volta ancora porta quel sapore di gioia e tristezza, nostalgia e disillusione, spensieratezza e angoscia, tutte assieme in tre minuti di estasi e dolore. Perché, sì, "In many ways, we still miss the good old days" e "when we was young, oh man did we have fun". Tempi d'illusioni e di promesse e di certezze e di amicizie per le quali nella vita adulta forse non c'è spazio, perché alla fine "promises, they break before they're made".
1- The Killers, "Mr. Brightside"
Son così tanto di Las Vegas da indossare camicie coi brillantini e assieme stivali e cappello da cowboy senza intenti parodistici, ma nel 2003 questa canzone fece letteralmente uscire di testa non gli americani gli inglesi, che l'elessero "l'inno nazionale britannico". E continua a farli uscire letteralmente di testa, se a ottobre 2019, sedici anni dopo la sua uscita, Mr. Brightside appare ancora in classifica nella top 100 dei singoli più venduti della settimana in Uk, senza che ci sia stato neppure bisogno di seppellire uno dei componenti della band. Qualcosa contro ogni logica di mercato, che poteva riuscire solo alla miglior canzone del ventunesimo secolo. Sarà quella sensazione nostalgica da perenne afterparty collettivo in cui siam caduti nell'ultimo decennio ben incoraggiata da quel testo, quella melodia sospesa tra allegrezza e malinconia; saranno il riff spaziale, l'attacco epico, il bridge grande come il mondo, un ritornello che è come un coro da stadio e così ancora viene interpretato a ogni maledetto concerto, mettendo in pratica ciò che si è imparato in ogni festa in casa mai celebrata in questo millennio. Qualche mese fa a Glastonbury i Killers si son presentati coi Pet Shop Boys e Johnny Marr, due leggende viventi della musica inglese, eppure il momento che ha fatto impazzire il pubblico è ancora stata Mr.Brightside, lo stesso da quindici anni. In Uk è diventata inno per matrimoni e, solo all'apparenza inspiegabilmente, veglie funebri. Sta di fatto che, a qualsiasi latitudine abitiate, se non gridate disperatamente mani al cielo "It was only a kiss!!!!!" tutte le volte che l'ascoltate, in qualsiasi luogo pubblico o privato vi troviate, siete brutte persone dal cuore di pietra.
Son così tanto di Las Vegas da indossare camicie coi brillantini e assieme stivali e cappello da cowboy senza intenti parodistici, ma nel 2003 questa canzone fece letteralmente uscire di testa non gli americani gli inglesi, che l'elessero "l'inno nazionale britannico". E continua a farli uscire letteralmente di testa, se a ottobre 2019, sedici anni dopo la sua uscita, Mr. Brightside appare ancora in classifica nella top 100 dei singoli più venduti della settimana in Uk, senza che ci sia stato neppure bisogno di seppellire uno dei componenti della band. Qualcosa contro ogni logica di mercato, che poteva riuscire solo alla miglior canzone del ventunesimo secolo. Sarà quella sensazione nostalgica da perenne afterparty collettivo in cui siam caduti nell'ultimo decennio ben incoraggiata da quel testo, quella melodia sospesa tra allegrezza e malinconia; saranno il riff spaziale, l'attacco epico, il bridge grande come il mondo, un ritornello che è come un coro da stadio e così ancora viene interpretato a ogni maledetto concerto, mettendo in pratica ciò che si è imparato in ogni festa in casa mai celebrata in questo millennio. Qualche mese fa a Glastonbury i Killers si son presentati coi Pet Shop Boys e Johnny Marr, due leggende viventi della musica inglese, eppure il momento che ha fatto impazzire il pubblico è ancora stata Mr.Brightside, lo stesso da quindici anni. In Uk è diventata inno per matrimoni e, solo all'apparenza inspiegabilmente, veglie funebri. Sta di fatto che, a qualsiasi latitudine abitiate, se non gridate disperatamente mani al cielo "It was only a kiss!!!!!" tutte le volte che l'ascoltate, in qualsiasi luogo pubblico o privato vi troviate, siete brutte persone dal cuore di pietra.
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