The truth is out there. Mulder will never break bad
Vi ricordate X-Files? Che domande, certo che ve lo
ricordate. È stato il migliore show tv della mia generazione dopo i Simpson,
dopotutto. La notizia del ritorno della serie per una nuova stagione-evento da
sei puntate, con David Duchovny e Gillian Anderson di nuovo nei panni degli
agenti Mulder e Scully, è quindi di quelle da batticuore.
Certo, la sfida sarà renderla credibile, a tredici anni dalla fine della messa
in onda. Sfida ancora più complicata in un periodo in cui l’asticella della
qualità – e quantità – delle serie-tv s’è alzata come mai prima d’ora. X-Files
negli anni ’90 era roba sopraffina, ma cosa ne penseremmo oggi, riguardandolo
dopo The Walking Dead, Breaking Bad o American Horror Story? Non ci sarà il
rischio di vedere rovinato uno dei ricordi più cari d’adolescenza?
Uno dei pregi di X-Files, pur colpevole di avere creato troppi Carlo Sibilla complottisti
e sciachimisti in giro per il mondo, è di avere fatto di Fox Mulder e Dana
Scully personaggi entrati nella cultura pop molto prima di Rick Grimes e Walter
White, e di esserci riuscito in un periodo in cui i social network non
esistevano e la stessa Internet era per pochi. Diavolo, a pensarci sembra
passato un secolo. No, in effetti nemmeno mi ricordo come fosse vivere in un
mondo così. Però il pregio indubbio era che potevi permetterti di guardare una
serie con mesi di differita e poter sperare di non aver ricevuto spoiler
dettagliati di ogni minuto di ogni puntata.
Era uno show d’altri tempi, non foss’altro per una forma ormai caduta in
disuso, quella della serie serializzata in cui c’è una trama di fondo che si
dipana puntata dopo puntata, ma in cui ogni episodio è autoconclusivo. Da Lost
in poi siamo oggi abituati invece a serie che si sviluppano nel corso di
stagioni, lunghi anni, ampliando le trame narrative all’infinito e annullando
del tutto la trama verticale del singolo episodio, che perde d’ogni significato
se preso isolato. E, a volte, quelle trame sono effettivamente infinite, con
serie cancellate prima di giungere a una soluzione.
Ho sempre resistito alla tentazione di riguardarmi le prime stagioni di
X-Files, per non rischiare di rovinare la fulgente immagine che ne conservo
nella memoria con la dura realtà di uno show di un’altra epoca che giudicato
coi canoni di oggi non può tenere il passo. Ricordo allora la sigla più bella
di sempre (mi mette ancora paura), il buio perenne che faceva da sfondo ad ogni
avventura dei nostri (ma di giorno che facevano quei due?), il serafico senso
di autocontrollo di Mulder anche quando le situazioni volgevano da male a
dramma a catastrofe o all’ennesima volta che un qualche superiore insabbiava le
prove raccolte in mesi di ricerche e lo ridicolizzava (Mulder will never break
bad), l’ostinato insistere nel chiamarsi sempre per cognome anche dopo anni di
lavoro assieme e l’inevitabile chiedersi quand’è che ‘sti due concluderanno
qualcosa, l’ambiguità bipolare del ruolo di Skinner. E poi, l’Uomo che fuma. L’Uomo
che fuma: no, seriamente, che personaggio favoloso era?
Ok, ho capito. Apro uTorrent. Stasera non ci sono per nessuno.
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