Just do It
“It” è un libro che si apre col brutale omicidio di un
bambino di sei anni, la prima ma non certo l’ultima di una lunga serie di
giovani vittime di una forza malvagia che s’abbatte sulla città di Derry. Ma nessuno
di quelli è il passaggio più controverso e criticato del capolavoro di Stephen
King. Si tratta piuttosto di una scena che arriva verso la fine, meno nota
perché non presente nel primo adattamento per il piccolo schermo e di cui s’è
tornato a discutere per la sua assenza anche nel nuovo film, in Italia nelle
sale dal 21 settembre. Sconfitto il male che aveva terrorizzato Derry e salvata
la città dalla distruzione, i sette giovani membri del Club dei Perdenti sono
persi nelle fogne. A quel punto l’unica ragazza del gruppo, Beverly, intuisce
che il solo modo per salvarsi e trovare la via è che lei perda la verginità con
tutti loro. Segue una dettagliata descrizione, lunga sette (7!) pagine di sei
undicenni che a turno fanno sesso con una coetanea. Sì, la classica situazione
in cui il direttore della casa produttrice pretenderebbe la testa del regista
sul tavolo, se fosse inserita in un film blockbuster.
“È interessante che ci siano stati così tanti dibattiti riguardo
quell’unica scena di sesso e così pochi riguardo gli omicidi multipli di
bambini. Deve voler dire qualcosa, ma non sono certo di sapere cosa”, ha
commentato King. Per quanto disturbante, forse eccessivamente dettagliata, e
apparentemente gratuita e bizzarra in termini di espediente narrativo, quella
scena ha una sua collocazione nel libro. “It” è nel suo complesso un’allegoria
del passaggio dall’infanzia all’età adulta, della perdita dell’innocenza
divorata dal mondo dei grandi. Il sesso, pur in quella che tecnicamente appare
come una gang bang tra preadolescenti, serve a King per rappresentare la fine
dell’infanzia e l’inizio della maturità per gli amici del Club dei Perdenti,
che hanno sconfitto il mostro ma vagano ancora nel buio delle fogne, in una
sorta di limbo delle loro anime orfane di un’innocenza perduta all’inizio dei
fatti. E il cattivo del libro, anche se il film ci ha abituato a personificarlo
nel clown, è un male generico, totale, che arriva da fuori ed allo stesso tempo
da dentro noi stessi, s’insinua in ognuno di noi sfruttando le nostre paure per
trasformarci in mostri. In questo, nonostante sia ancora da tanti considerato
letteratura di serie B, c’è più Dickens o Shakespeare (le streghe del “Macbeth”
dicono qualcosa?) in King che in qualsiasi altro autore moderno.
Siamo stati
abituati a identificare It nel pagliaccio assassino. Ma It cos’è davvero? Il Male?
La Tartaruga? Le nostre paure? In realtà, forse la risposta King la scrive
proprio in un paragrafo di quella scena controversa e tagliata, anche se la si
può notare solo nella versione in lingua originale:
And she feels the thing begin to happen—something of
which the girls who whisper and giggle about sex in the girls’ room have no
idea, at least as far as she knows; they only marvel at how gooshy sex must be,
and now she realizes that for many of them sex must be some unrealized
undefined monster; they refer to the act as It. Would you do It, do your sister and her boyfriend do It, do your mom and dad still do It, and how they never intend to do It; oh yes, you would think that the whole
girls’ side of the fifth-grade class was made up of spinsters-to-be, and it is
obvious to Beverly that none of them can suspect this ... this conclusion, and
she is only kept from screaming by her knowledge that the others will hear and
think her badly hurt.
Ps: ci sono anche altre scene che
riguardano la sessualità presenti nel libro del 1986 che neppure nel
riadattamento cinematografico del 2017 ce l’hanno fatta ad entrare. C’è un
capitolo in cui il crudele bullo Patrick, ancora bambino, uccide il fratellino neonato
nella culla, cosa che gli crea un’irresistibile eccitazione sessuale. Ancora, la
violenza sessuale subita da Beverly da parte del padre; o i costanti riferimenti
all’omosessualità adolescenziale, il più controverso dei quali il momento in
cui Patrick e l’altro bullo della storia, Henry, si masturbano a vicenda di
fronte a, beh, ovviamente alla povera Bev. Tutte cose scomparse in entrambi i
film. Ah, assieme ovviamente anche alla parola “negro”, che ragazzini della
profonda provincia americana metà anni ’50 (ambientazione originaria della
storia) usano invece 102 volte nel libro.
Commenti
Posta un commento