Keep on rockin' in the free world

Sono accadute così tante cose preoccupanti e altrettante semplicemente orribili nelle ultime settimane, così tante che potresti perdere del tutto la fiducia nell’umanità. Tante da chiederti se le tue priorità non siano tutte da rivedere. E invece arrivi a casa da un festival dopo cinque giorni di pioggia, fango, freddo, e quel che pensi è: che figata la musica, che figata il calcio, che figata le persone diverse da te, che grazie alla musica e al calcio sanno scordare quanto sei diverso da loro. Perché sì, non siamo tutti uguali, ma forse in fondo basterebbe parlarsi, invece che isolarsi, costruire muri, ritenersi sempre i buoni contro i cattivi.

Arrivato al terzo anno consecutivo al Rock Werchter, evidentemente a caccia di una tessera da socio onorario, il bilancio è il consueto pieno di good vibes, pure coi controlli rafforzati, i metal detector all’ingresso, in un paese come il Belgio in allerta terrorismo a livello tre. Sarà che ascoltando Florence&The Machine non puoi pensare che il mondo sia un posto brutto, sarà che le canzoni di Paul McCartney ti fanno commuovere anche senza bisogno di essere legate a un momento della tua vita e ti fan provare nostalgia di epoche che non hai vissuto, sarà che nulla quanto la musica riesce ad unire gente diversa. Diventi amico, amante, confidente, spartisci abbracci ed emozioni con perfetti sconosciuti e gente che nella vita reale non avresti mai incontrato, o se fosse capitato non ci avresti mai parlato e magari non hanno nulla in comune con te. Tranne quella canzone.
Perché ok, questa non è la vita reale, è una parentesi tra la partenza e il ritorno in ufficio. Sai che non rivedrai mai più nessuna di queste persone, che non ne ricorderai neppure il nome, o che non lo hai mai saputo, perché, a proposito, hai incontrato un mare di olandesi e quanto cazzo sono difficili da capire i nomi olandesi? Perché magari li vedi che si divertono a ballare nel fango, o a girare con cartelli stupidi mentre fanno foto con sconosciuti, e allora molti penserebbero siano un po’ sciocchi, e partirebbero col solito pistolotto sui giovani. Credo invece che se il mondo somigliasse più a Roos, Richt, David, Yuri, a tutti gli altri volti senza più un nome con cui abbiamo diviso un concerto, un pomeriggio o solo qualche minuto; e meno a chi vuole costruire muri, a chi non esce mai dal suo piccolo orticello, a chi vorrebbe rinunciassimo per paura a condividere un pezzo di vita con sconosciuti, beh, quel mondo sarebbe un posto migliore.

La musica riesce sempre a fare questo miracolo, riesce a volte a farlo anche il calcio, se ne facciano una ragione i mai domi detrattori di quei ventidue miliardari che rincorrono un pallone. Che il motivo per cui lo amiamo sia un altro è evidente guardando gruppi di sconosciuti che arrivano da mezzo mondo e si mettono a cantare i cori dedicati alla squadra di un’altra nazione mai vista nemmeno in foto; o a inneggiare assieme a un giocatore di cui nemmeno conosci il volto e non c’entra nulla con nessuno di voi. Ogni islandese diventa il tuo migliore amico, ogni improvvisato fan di Will Griggs un compagno. Sarà solo calcio, ma solo col calcio lo fai. Girando con la bandiera dell’Italia scopri che mezza Europa faceva il tifo per te (e ovviamente ciò ha portato una sfiga epocale), che son felici tu sia lì, che in fondo gli italiani li odiano davvero solo gli altri italiani. Per gli altri, al massimo, siamo un po’ pittoreschi. 
Mi è capitato che un ragazzino belga mi abbracciasse per quel tricolore, dispiaciuto per la sconfitta con la Germania ed esaltato per il gioco di Conte. Così come per quella partita e quella bandiera sono stato fermato da un paio di ragazze tedesche, e parlare con una di loro mi ha fatto pensare: noi due oggi possiamo parlare, sfotterci a vicenda per partite di calcio, litigare sul fatto che lei abbia preferito i Rammstein a McCartney, dare e ricevere due di picche (indovina chi); suo nonno e il mio invece si sparavano uno contro l’altro. Non so quale sia la vostra idea di Europa, Brexit e amenità simili, ma spero siamo tutti d’accordo nel dire che già questo è un bel progresso.    

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